Perché i cartoni animati si chiamano così?
Una storia lunga e piena di colpi di scena
Come fa spesso nei suoi fumetti, in questa vignetta Sio mette in scena uno scambio di battute assurdo basato sulla polisemia: “cartone” può sì indicare un tipo di carta molto spesso o una scatola dello stesso materiale, ma è anche l’abbreviazione di “cartone animato”. Oltre a farci sorridere, la scenetta ci offre l’occasione per fare una breve riflessione su un’espressione che entra nel nostro vocabolario già nei primi anni di vita e che quindi usiamo senza farci troppe domande. Avrai già inteso dove stiamo andando a parare: cosa unisce il cartone-materiale e il cartone animato?
Un calco diventato norma
Basta una rapida ricerca per scoprire che “cartone animato” è un calco dell’inglese animated cartoon, che sarebbe più corretto tradurre con “disegni animati” o “vignette animate”. Dopotutto, ad animarsi sono dei disegni, mica dei cartoni. Tuttavia, la relazione tra disegno e cartone non è priva di senso al punto di vista etimologico. Come ci spiega lo Zingarelli 2022, “cartone” significa anche:
disegno preparatorio per dipinti, vetrate, mosaici, arazzi, eseguito su carta pesante, nelle stesse dimensioni dell’opera definitiva, in modo da poter essere riportato sulla superficie da decorare
L’uso dei cartoni era molto diffuso tra artisti del calibro di Raffaello e Piero della Francesca per la preparazione di affreschi. Ciò ci porta all’aspetto più curioso legato all’origine di questa espressione: “cartone animato” è un calco di animated cartoon, ma cartoon è un calco di “cartone”. Una giravolta degna del miglior Michael Scott.
Viaggio di andata e ritorno
Come riportano il dizionario Collins e l’Online Etymology Dictionary, l’inglese cartoon deriva dal francese carton, che a sua volta deriva proprio dall’italiano “cartone”. Il termine cominciò a diffondersi al di fuori dall’Italia attorno nel XVII secolo, e col passare del tempo cambiò di significato: nell’Inghilterra del XIX secolo, cartoon venne adottato per indicare le vignette umoristiche e satiriche pubblicate su riviste come Punch, a cui viene attribuita la diffusione di questa particolare accezione. Un secolo più tardi, grazie allo sviluppo delle tecniche di animazione, le vignette iniziarono a muoversi e divennero animated. E così, in un qualche momento della storia, i cartoon rientrarono nella nostra lingua come “cartoni”. Per parafrasare Antonello Venditti, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Se allarghiamo un po’ la prospettiva, questo percorso ricorda abbastanza da vicino quello fatto da parole come “premium”, “bonus”, “audio”, “video” e “media”, ovvero i cosiddetti latinismi di ritorno: parole latine uscite dall’uso e ritornate comuni in italiano grazie all’influenza dell’inglese. Ti vengono in mente altri casi simili?
Imagine di copertina: Wikipedia. Articolo pubblicato originariamente sul blog TDM Magazine il 5 luglio 2021.