Schwa e videogiochi: un caso di studio
Lo schwa nei videogiochi, un’applicazione da studiare al netto delle proprie idiosincrasie
[Questo articolo dà per scontato che tu conosca le varie proposte per il genere neutro in italiano. Se così non fosse, trovi una sezione dedicata nella mia guida pratica al linguaggio inclusivo in italiano.]
Un discorso (im)popolare
Nonostante le numerose polemiche, petizioni e prese di posizione sui social network, negli ultimi due anni l’uso dello schwa si è diffuso in diversi prodotti editoriali, sia stampati che digitali. Giusto per fare qualche esempio, la casa editrice effequ lo usa per la sua collana Saggi pop, Panini Comics l’ha usato nella serie a fumetti di Star Wars L’Alta Repubblica, mentre un caso piuttosto noto nel mondo videoludico è Neo Cab. Più difficile trovarlo in contesti generalisti o nel mondo dello UX writing, specie in applicazioni destinante a un pubblico eterogeneo (ma qualcosa sta cambiando anche in questo ambito).
Insomma, che ci piaccia o meno, la sperimentazione è già in atto. E se lavoriamo nell’ambito della traduzione, forse è il momento di iniziare a capire quando, come e perché si può usare lo schwa, magari prendendo come riferimento l’esperienza di chi l’ha fatto prima di noi. Ecco perché ho pensato di scrivere un caso di studio su Wylde Flowers, un videogioco pubblicato a febbraio 2022 in cui compare proprio questa desinenza neutra non convenzionale. Per cercare di tenere tutto il discorso sul lato pratico e non inventarmi nulla, ho fatto alcune domande a Chiara Di Modica e Cristina Righi, che insieme ad Alice Cutini Calisti si sono occupate della localizzazione di questo titolo. Confrontarmi con loro è stato interessante e divertente; spero che una volta letto l’articolo potrai dire lo stesso.
I limiti dei generi binari
Com’è giusto che sia, iniziamo dal contesto. Wylde Flowers è un gioco di farming con un tocco di magia creato da Studio Drydock. La protagonista è Tara, giovane strega appena sbarcata ad Armònia, una città isolana piuttosto particolare:
Per un verso o per l’altro, i suoi abitanti hanno tutti avuto problemi di inserimento nella società per via delle loro diversità, e ad Armònia hanno trovato un porto franco dove rifarsi una vita.
Chiara
Man mano che la storia avanza, Tara conoscerà i tanti membri della comunità di Armònia, tra cui sette persone con cui potrà instaurare una relazione, e qui iniziamo a intravedere la complessità della faccenda: non solo Tara può avere con loro tanto un rapporto romantico quanto platonico, ma tra questi sette personaggi troviamo sia ragazzi e ragazze cisgender sia una persona non binaria. Se poi consideriamo che questi sono variegati anche dal punto di vista dell’etnia, ci troviamo di fronte a un piccolo catalogo di diversità.
Ciò potrebbe sembrare un bell’esercizio di rainbow-washing per “cavalcare il trend del politicamente corretto” (sic!), e invece è una caratteristica coerente con lo spirito di Wylde Flowers e la visione di Studio Drydock:
Più volte gli sviluppatori hanno sottolineato l’importanza del tema dell’inclusività, non solo per la presenza di Kim, un personaggio non-binary, ma anche per dimostrare un forte senso di accoglienza e di apertura, che è cruciale nel gioco.
Cristina
Finché restiamo nell’ambito dell’originale, questa situazione non comporta grandi problemi linguistici. L’inglese è di per sé gender-neutral, e per evitare quegli sporadici riferimenti ai generi binari si può ricorrere al singular they. Ma immaginiamo di dover tradurre fellow fishers senza usare il maschile sovraesteso “pescatori” o Kim arrived senza ricorrere al participio “arrivato” o “arrivata”, che sarebbero entrambi errati. In italiano non abbiamo ancora una soluzione convenzionale per il genere neutro, il che ci pone di fronte a un bivio: restiamo nei binari della correttezza grammaticale e perdiamo l’accento sulla diversità, oppure usciamo dalla norma linguistica e restituiamo a pieno tutte le sfumature del gioco? Già sappiamo che Chiara, Cristina e Alice hanno optato per la seconda strada, tuttavia nel mondo della produzione audiovisiva e videoludica gli esempi di appiattimento non sono rari. Questione di attenzione al contesto, ma anche di equilibrio tra pro e contro. A tal proposito: che valutazioni hanno fatto le traduttrici?
Il peso del cambio generazionale
Abbiamo ben chiaro che l’inclusività è importante per l’economia del gioco e la casa produttrice, però l’equazione prevede un altro fattore molto importante: il pubblico di riferimento. Wylde Flowers è indirizzato a un pubblico generalista tra i 16 e i 35 anni. Nonostante sia un titolo casual, tocca temi particolari come i problemi legati al coming out, il recupero da dipendenze e l’elaborazione del lutto. Questa alternanza tra serietà e spensieratezza mi sembra calzante per la porzione più giovane del target, ovvero i membri della Generazione Z, largamente ritenuta la più sensibile e consapevole in circolazione. Con tutti i limiti delle generalizzazioni basate sull’età, queste persone mostrano una grande attenzione ai temi della diversità, e non è raro che usino soluzioni non convenzionali per rendere più ampio e rispettoso il proprio linguaggio.
La parte alta della fascia d’età di riferimento comprende invece i membri della Generazione Y, meglio noti come Millennial. Queste persone mostrano un’attenzione ai temi della diversità meno allineata, d’altro canto godono ancora di quella flessibilità mentale necessaria per provare a comprenderli e, in caso, abituarsi all’uso di soluzioni non convenzionali (e qui parlo anche per esperienza diretta). Alla luce di queste considerazioni, le traduttrici hanno reputato che uscire dalla norma fosse un rischio calcolato:
Le campagne di sensibilizzazione all’inclusività e a un linguaggio consapevole sono sempre più frequenti, soprattutto tra i più giovani, che sono comunque una buona fetta del target di questo gioco, e che quindi a nostro parere avrebbero accolto con piacere una scelta simile.
Chiara
Il passo successivo è stato decidere quale usare tra le diverse proposte per il genere neutro in italiano. Desinenza -u, asterisco e schwa vanno per la maggiore, eppure nessuna di queste soluzioni può essere usata senza creare frizioni. La -u si può leggere e pronunciare ma è presente in alcune lingue regionali come desinenza maschile; l’asterisco è diffuso ma non ha un suono; lo schwa ha un suono ma è relativamente nuovo al grande pubblico. In ogni caso, tutte e tre le opzioni comportano un impatto più o meno rilevante su fluidità, leggibilità e accessibilità del testo, per tacere di tutte le polemiche che sono in grado di scatenare. Dopo un’analisi di vantaggi e svantaggi delle singole soluzioni, la scelta è ricaduta sullo schwa:
Abbiamo letto tanto, soprattutto i punti a favore ampiamente discussi da Vera Gheno, e inoltre avevamo un ottimo apripista come Neo Cab in campo videoludico. È stato quasi come avere indirettamente l’approvazione di altri affermati ed esperti localizzatori. Il fatto di vederlo comparire anche su fumetti e comunicazioni municipali ci ha ulteriormente convinte.
Chiara
Piccoli e grandi rischi
OK, tutto molto bello, ma come la mettiamo con tutte quelle persone fuori dal target principale, quelle disinteressate ai temi della diversità o quelle addirittura contrarie all’uso di desinenze neutre? Lo schwa potrebbe spingerle ad abbandonare il gioco o parlarne male sui propri canali social? Se lo sono domandato anche le traduttrici, che però hanno visto nella storia di Wylde Flowers una sorta di setaccio naturale. Se non tolleri le tematiche queer, è molto probabile che disinstallerai il gioco alla prima menzione di identità non binarie e relazioni tra persone dello stesso genere, senza nemmeno arrivare agli schwa; se invece la trama e i personaggi ti piacciono, capirai il motivo per cui lo schwa è stato usato e poco a poco ci farai l’abitudine.
Prima di mettersi all’opera, c’è ancora un aspetto che non può essere trascurato. Fino a ora abbiamo ragionato sull’italiano e in italiano, ma né l’agenzia per cui hanno lavorato le traduttrici né Studio Drydock conoscono i problemi legati all’uso delle desinenze neutre per la nostra lingua e cultura. Non tutti i paesi si trovano allo stesso punto per quanto riguarda concessione e rispetto dei diritti civili, e persino un videogioco può provocare critiche da parte del governo o controversie nelle comunità LGBTQIA+. In Italia non c’è il rischio di incorrere in censure o problemi legali, per contro quello del genere è un argomento capace di accendere il dibattito. È in questi casi che, se traduciamo per lavoro, possiamo far valere il nostro ruolo di consulenti:
Abbiamo chiarito fin da subito la nostra posizione e spiegato sia all’agenzia che al cliente quale sia la panoramica attuale del linguaggio inclusivo in Italia, che il discorso è sempre più incombente, e che ci sono opinioni contrastanti in materia, affinché fossero a conoscenza dei vantaggi e dei rischi di una scelta non convenzionale.
Cristina
Per fortuna, cliente e agenzia hanno approvato e sostenuto le valutazioni fatte dalle traduttrici per tutto il processo di localizzazione. Che però è stato tutto meno che una passeggiata.
La ricerca della giusta dose
Se è vero che lo schwa può semplificarti la vita, specie in quei casi dove evitare il maschile sovraesteso con una perifrasi è impossibile, è altrettanto vero che implementarlo nella lingua corrente può essere complicato. Nonostante esistano numerose proposte d’uso, tipo quelle di Luca Boschetto o della casa editrice effequ, non c’è una grammatica “ufficiale” o per lo meno universalmente condivisa dello schwa. Nell’uso possiamo vedere approcci differenti, più o meno sensati, specie nella resa di articoli e preposizioni articolate. E se consideriamo anche la divisione tra chi usa solo lo schwa normale e chi usa lo schwa lungo per il plurale, la frittata è fatta. Prendiamo come esempio la preposizione articolata “degli”: Boschetto propone di neutralizzarlo con dellз, effequ preferisce deə, mentre la giornalista Michela Murgia usa deglə.
In testi non correlati tra loro e scritti da persone diverse è comprensibile aspettarsi un po’ di disordine, ma in un prodotto chiuso come un videogioco la mancanza di coerenza e coesione non è accettabile. Leggere comporta di base un certo sforzo cognitivo; se a ciò aggiungiamo pure una deviazione dalla norma grammaticale, rischiamo di sovraccaricare la persona che legge. Per evitarlo, occorre definire norme editoriali e stilistiche precise, prima tra tutte quale schwa usare:
Abbiamo optato per l’utilizzo di ə al singolare e di ɜ al plurale, come suggerito su diverse guide che abbiamo consultato online. La scelta è stata appoggiata anche da alcuni dei nostri contatti non binari, che hanno confermato un utilizzo di questo genere all’interno di buona parte della comunità queer.
Chiara
Una volta deciso il come, serve anche decidere il quanto. Optare per lo schwa non significa poterlo usare a tutto spiano:
Per non esagerare nell’utilizzo – che può appesantire la lettura o risultare difficile per le persone dislessiche – laddove possibile abbiamo deciso di mantenere la neutralità dei dialoghi grazie a termini epiceni, e di inserire lo schwa soltanto nelle stringhe che si riferiscono direttamente o indirettamente al personaggio non binario e negli annunci sulla bacheca del municipio: dal momento che tutti gli abitanti del villaggio fanno parte di una comunità estremamente aperta e inclusiva, abbiamo pensato che avesse senso far sì che si rivolgessero al resto della comunità in maniera gender-neutral.
Chiara
Per quanto tu possa concordare delle regole a monte, saranno sempre di più le eccezioni e i casi particolari. Se poi lavori in squadra, è facile che dubbi e problemi si moltiplichino a dismisura, per cui è importante non dare nulla per scontato. In un contesto simile, la collaborazione è fondamentale:
Abbiamo avuto una comunicazione diretta e aperta durante tutto il processo di localizzazione, consultandoci spesso e scambiandoci idee e opinioni su frasi un po’ enigmatiche/toste, affinché il testo risultasse coeso, coerente e facilmente leggibile.
Cristina
Localizzare un videogioco implica conoscere i vincoli tecnici imposti da questo formato e adattare le proprie scelte di conseguenza. Un grande classico è la mancanza di spazio: neutralizzare una traduzione con una perifrasi è complesso quando devi rispettare un limite di caratteri. A volte il limite è esplicito, altre volte è imposto dal semplice buonsenso: quanto testo può accogliere lo schermo di uno smartphone? Un altro problema comune sono le stringhe condivise, ovvero messaggi che vengono usati in scenari diversi e possono interessare qualsiasi tipo di personaggio o oggetto. Pensiamo a una stringa come “New“: senza sapere di cosa stiamo parlando, come possiamo scegliere tra maschile e femminile o singolare e plurale? Ecco, questi sono due casi in cui l’uso dello schwa risponde anche a una necessità pratica (o di sopravvivenza, se vogliamo):
Un caso particolare sono stati gli aggiornamenti di relazione tra i personaggi, dal momento che avevamo una sola stringa per definire chi stringe una relazione con chi. Quando possibile abbiamo utilizzato termini epiceni e perifrasi (sono coniugi, sono conoscenti, sono in una relazione), ma laddove non è stato possibile abbiamo optato per l’utilizzo dello schwa (sono buonɜ amicɜ, sono fidanzatɜ).
Chiara
Lo schwa ha diversi limiti tecnici, specie per quanto riguarda l’accessibilità, ma uno molto terra-terra è il fatto che non si trovi sulle tastiere per PC italiane: non proprio il massimo, per chi deve scrivere tutto il giorno con il fiato della consegna sul collo. Siccome non c’è nulla di più motivante al mondo che una scadenza, le traduttrici hanno trovato subito delle soluzioni per aggirare l’ostacolo:
Per mia comodità ho creato delle combinazioni di tasti per ə e per ɜ sullo strumento che solitamente utilizzo per i caratteri speciali, WinCompose.
Oltre a questa suggerita da Chiara, possiamo affidarci ad altre soluzioni più o meno temporanee, tipo il sito Copia lo schwa, ma alla peggio si può sempre creare un file Word o una nota di Windows per copiare gli schwa di volta in volta. L’essere umano ha risolto problemi ben più complessi di come inserire una lettera in un testo, suvvia.
Un altro aspetto che può influire sulla produttività in un progetto di localizzazione è la necessità di rivedere le voci della memoria di traduzione e del glossario, se disponibili. Mettiamo caso che questo gioco fosse il secondo capitolo di una saga e che nel primo non fosse stata usata alcuna desinenza neutra: con l’aggiunta dello schwa, tutto il materiale già pubblicato sarebbe stato quasi un impaccio, più che una risorsa. Che poi, dover rimettere mano a tutti i match della memoria non è solo un problema per chi traduce, ma anche un costo per chi commissiona la traduzione; implementare l’uso dello schwa in prodotti che si basano su una montagna di contenuti già editi potrebbe essere antieconomico. Per fortuna le traduttrici non hanno avuto questo problema: tutto il materiale di Wylde Flowers era inedito e andava localizzato da zero.
Il neutro non è tutto
Oltre ad asterischi e schwa, c’è un altro argomento legato al genere su cui come società ancora riusciamo ad accapigliarci come se fosse una novità, ovvero i femminili professionali. Al netto delle numerose obiezioni aprioristiche che gravitano attorno al discorso, declinare i titoli lavorativi al femminile quando parliamo di una donna è un altro modo per comunicare in un modo rispettoso della diversità di genere. Coerenti con lo spirito del gioco, le traduttrici hanno fatto un passo in più anche da questo punto di vista.
“Fabbra” e “perita” non sono neologismi. Queste forme sono marcate nel dizionario Zingarelli 2022 come rare, per contro sono registrate e perfettamente formate, come pure “medica” o “studente” e “poeta” usati al femminile. Alcuni femminili ci suonano strani solo perché sono poco comuni, non perché siano sbagliati; è una questione di abitudine, e le abitudini possono cambiare. L’uso di soluzioni non convenzionali è ancora prematuro in determinati contesti, mentre quello dei femminili professionali non ha controindicazioni, salvo in quei casi in cui siamo al corrente di una preferenza esplicita per i titoli al maschile. Se vogliamo imprimere un cambiamento graduale al linguaggio senza stravolgerlo, questo può essere un ottimo punto di partenza.
Conclusioni
Grazie all’esperienza diretta di Chiara, Cristina e Alice, possiamo tirare un paio di conclusioni sull’uso delle soluzioni non convenzionali nella localizzazione. La prima è che lo schwa può essere un’ottima risorsa, ma non va usato con leggerezza. Dato che ha pregi e difetti, la sua adozione non segue un canale molto diverso da qualsiasi altra scelta che facciamo quando scriviamo o traduciamo. Si tratta sempre di trovare il giusto compromesso tra leggibilità e chiarezza che rispetti l’intento del testo e possa raggiungere al meglio il nostro pubblico di riferimento.
In secondo luogo, lo schwa non è una bacchetta magica capace di rendere un testo più rispettoso per incanto, persino se lo usiamo in un mondo abitato da streghe e stregoni come quello di Wylde Flowers. L’inclusività non si ferma alle desinenze non convenzionali: riguarda l’uso dei femminili professionali, l’attenzione al sessismo implicito in espressioni comuni e proverbi, la cura delle parole con cui ci riferiamo alla comunità LGBTQIA+ e altro ancora. Che poi ci stiamo solo concentrando sul genere; per fare le cose per bene, dovremmo ragionare più spesso anche su disabilità, etnia e altre forme di diversità. Se ti interessano le implicazioni pratiche di questi aspetti per la traduzione e la localizzazione, forse questo corso online on-demand fa al caso tuo.
Spero che questo caso di studio possa tornarti utile un domani; qui sotto puoi lasciarmi il tuo parere oppure condividere la tua esperienza. Se invece volessi scagliarti contro lo schwa, la teoria del gender o il fatto che “eh ma allora non si può più dire niente”, beh, sicurə di essere nel posto giusto?
Immagine in copertina: Korie Cull (Unsplash). Articolo pubblicato originariamente sul blog TDM Magazine il 30 maggio 2022.